Tormenta, un tango etico-religioso

Il tango "Tormenta" è uno dei tanghi più spiritualmente tormentati scritti da Enrique Santos Discépolo.
E' un grido che scaturisce da una profonda crisi esistenziale, un'esigenza di ricerca della giustizia divina in un mondo che si presenta eticamente ingiusto .Il testo evoca la disperazione di una persona che si sente intrappolata in una tempesta esistenziale (Aullando entre relámpagos, perdido en la tormenta de mi noche interminable), in una sofferta lotta spirituale, all'interno della natura caotica della vita in cui il male sembra prevalere .

La supplica della necessità di una luce per continuare nella fede (para seguir) per non essere accecati dall'orrore indica un desiderio di guida e chiarezza in un mondo che sembra oscuro e confuso.
Più volte all'interno del testo si grida a Dio e poichè nel mondo il male prospera e rende la vita un inferno qual'è il bene? quello di Chi lotta nel nome di Dio? E per cosa? (Si la vida es el infierno y el honrao vive entre lágrimas, ¿cuál es el bien… del que lucha en nombre tuyo, limpio, puro?… ¿para qué?).
Il riferimento all'imparare dalla mano di Dio ma trovarlo inutile "para vivir" (per vivere) riflette un senso di tradimento e disillusione nei confronti degli insegnamenti che avrebbero dovuto fornire una bussola morale.

Nasce da tutto questo una richiesta disperata di prova che il male non resti impunito, un atto, un segnale divino che ripristinerebbe la fede del narratore (No quiero abandonarte, yo, demuestra una vez sola que el traidor no vive impune, ¡Dios!). La menzione della morte "con vos" (con te), "feliz, Señor" (felice, Signore), suggerisce una volontà di sopportare la sofferenza e mantenere la fede se ciò significa in ultima analisi essere allineati con il divino.
L'emozione cruda e l'interrogativo esistenziale in "Tormenta" rispecchiano gli ideali di coloro che hanno lottato con tanta sofferenza per la ricerca della rettitudine in un mondo imperfetto.

Música y Letra: Enrique Santos Discepolo

¡Aullando entre relámpagos, perdido en la tormenta de mi noche interminable, ¡Dios! busco tu nombre…
No quiero que tu rayo me enceguezca entre el horror, porque preciso luz para seguir…
¿Lo que aprendí de tu mano no sirve para vivir?
Yo siento que mi fe se tambalea, que la gente mala, vive ¡Dios! mejor que yo…

Si la vida es el infierno y el honrao vive entre lágrimas, ¿cuál es el bien…
del que lucha en nombre tuyo, limpio, puro?… ¿para qué?…

Si hoy la infamia da el sendero y el amor mata en tu nombre, ¡Dios!, lo que has besao…
El seguirte es dar ventaja y el amarte sucumbir al mal.

No quiero abandonarte, yo, demuestra una vez sola que el traidor no vive impune, ¡Dios! para besarte…

Enséñame una flor que haya nacido el esfuerzo de seguirte, ¡Dios!
Para no odiar al mundo que me desprecia, porque no aprendo a robar…
Y entonces de rodillas, hecho sangre en los guijarros moriré con vos, ¡feliz, Señor!

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